IL CAPOLAVORO DI RICHARD MEIER

La chiesa nel quartiere di Tor tre teste costruita dal 1993 dall'architetto americano vincitore di un concorso europeo e inaugurata nel 2003 per il 25° del pontificato di Wojtyla

Oggi è domenica e decido di partire per visitare la chiesa che lega Colleferro all’architetto Richard Meier. Arrivato nel quartiere Tor tre teste di Roma, noto da lontano tre vele che svettano, bianchissime. E’  una chiesa che potrebbe non piacere, ma che sicuramente mette curiosità "Dives in Misericordia" ovvero Dio padre misericordioso. Nel 1993  fu indetto un concorso europeo cui replica relojes parteciparono oltre 500 architetti, senza esito, nel 1996 riproposero un successivo concorso internazionale a inviti e tra i grandi dell’architettura del mondo, come Tadao Ando, Santiago Calatrava e Frank O.Gehry, vide vincente il progetto di Richard Meier. La posa della prima pietra risale al 1998. I lavori sono proseguiti per più di cinque anni, fino all’inaugurazione e l’apertura al culto alle ore 16 di domenica 26 ottobre 2003, nel 25° anniversario del pontificato di Giovanni Paolo II. Architettonicamente, la pianta dell'edificio nasce da uno schema compositivo di cerchi e quadrati ripetuti e intrecciati. La chiesa da un lato è definita dalle tre vele e sull'altro da una parete che la separa dal corpo del centro parrocchiale, molto grande, con un giardino, sale per riunioni e catechismo. Solo le pareti di lato sono solide,  la facciata,  il “tetto” e i fronti sono solo vetrate che rendono immediato il contatto con l’azzurro del cielo, le nuvole e la luce del sole. L’idea è quella di avere una “trasparenza totale”. Costruttivamente, le vele autoportanti sono state realizzate con 256 conci prefabbricati in cemento precompresso, ciascuno del peso di 12 tonnellate. Bianchissime grazie al "Tx Millenium", un vanto per noi di Colleferro perché brevettato da italcementi, uno speciale cemento armato colorato con polvere di marmo bianco di Carrara unito a particelle di fotocatalizzatori al titanio che in presenza di luce e aria, le sostanze inquinanti organiche e inorganiche presenti nell'atmosfera permettono al cemento di ossidare, mantenendo inalterato nel tempo il colore bianchissimo. Molto impegno da parte dei “Colleferini” è stato messo  per studiare e mettere in opera le migliori soluzioni  tecniche per “issare le Vele”. Quella  più alta con i suoi 176 conci supera i 26 metri, l’intermedia da 104 conci è di circa 23 metri, la più piccola con 78 conci arriva a 18 metri. Il campanile, come nella più consueta delle tradizioni, è posto a lato dell’entrata, ma ridotto all’essenziale: una quinta murale con un “taglio” per accogliere una fila verticale di 5 campane in bronzo di grandezza decrescente, sole contro il cielo. All'interno l’ambiente è aperto; la trasparenza è l’elemento dominante. I tetti di vetro fanno trasparire il cielo e le nuvole, il bianco forte delle pareti nude, nessuna immagine sacra esposta, danno la sensazione che la chiesa sia sensibile al tempo naturale che le scorre attorno e straordinariamente luminosa. Non si percepisce  il gioco di ombre e luce che ha caratterizzato gli edifici sacri nella storia. L’unica eccezione è la strambatura sopra il presbiterio, con un’apertura esterna verso il cielo, che illumina con luce naturale il crocifisso ligneo del Seicento. Altare, fonte rolex replica battesimale e acquasantiere a disegno geometrico essenziale e privi di ogni decoro, sono state realizzate in blocchi lapidei di travertino di Tivoli, stesso materiale usato per il pavimento, un omaggio alla tradizione costruttiva di Roma. [Antonio Rognoni]