L'assessore regionale all'agricoltura, Giancarlo Righini, ha annunciato l'istituzione di un tavolo di crisi permanente sul comparto nocciolo, la cui produzione è in calo di oltre il 50%, con punte negative che arrivano fino al 70% in alcune aree. La prima riunione del tavolo si terrà presso la sede della Giunta regionale il 25 novembre alle ore 17.00.
Tra le criticità emerse, la più urgente riguarda la diffusione della cimice asiatica, un'infestazione che sta causando danni severi ai raccolti e alla qualità del prodotto. Gli operatori hanno chiesto un'assistenza tecnica efficace e un confronto costruttivo con il servizio fitosanitario della Regione Lazio, con l'obiettivo di individuare soluzioni adeguate ad arginare gli attacchi della cimice e garantire un sostegno continuativo alle attività produttive. Il settore è colpito anche da condizioni climatiche avverse, come le gelate del 2021, la siccità del 2022 e le ondate di calore del 2023, che hanno aggravato i problemi fitosanitari, causando marciumi e cali significativi nella resa.
Le difficoltà climatiche e fitosanitarie si sommano agli elevati costi di produzione, esacerbati da raccolte scaglionate per via di tempi di maturazione alterati dal clima. I produttori affrontano inoltre il problema del mancato riconoscimento di un prezzo adeguato al prodotto di qualità, sebbene la nocciola del Lazio, con la sua certificazione DOP “Tonda Gentile Romana”, sia un emblema di eccellenza agroalimentare per il territorio.
La coltivazione delle nocciole, attiva da oltre trent'anni, rappresenta una delle principali fonti economiche per il Lazio e contribuisce al sostentamento di circa 4.000 famiglie. Con un fatturato di oltre 120 milioni di euro e una superficie coltivata che copre 27.000 ettari, il Lazio è la seconda regione italiana per produzione di nocciole, con un raccolto annuo di circa 45.000 tonnellate, soprattutto nella zona della Tuscia.
L'audizione ha ribadito anche la necessità di proteggere il settore dalla concorrenza sleale delle importazioni, specialmente dalla Turchia, dove i costi sono contenuti grazie a pratiche che non rispettano le normative europee, né in termini di condizioni lavorative né per quanto riguarda l'uso dei fitosanitari. Questa concorrenza mette in difficoltà i produttori locali e svilisce il valore del prodotto italiano, penalizzando una delle poche DOP del Lazio.
Il settore corilicolo ha dimostrato la capacità di rivitalizzare aree collinari del Lazio, trasformandole in terre produttive. Tuttavia, le sfide degli ultimi anni richiedono ora interventi urgenti e mirati. È fondamentale promuovere e valorizzare il prodotto regionale, intensificando gli sforzi per garantirne qualità e distinzione sul mercato. Il tavolo di crisi rappresenta un'opportunità importante per avviare azioni concrete e promuovere la sopravvivenza di un settore strategico, portando avanti un percorso chiaro per la tutela della nocciola italiana e il suo posizionamento competitivo.