Territorio e agricoltura, occorre ripartire dal basso per pensare ad un nuovo modello di produzione che sappia esaltare l’aspetto economico ma allo stesso tempo tutelare e valorizzare l’ambiente.
A spiegarlo il Presidente di Copagri Lazio Guido Colasanti: “In Italia – sottolinea – si hanno tanti territori quanti sono i dialetti. Una miriade di situazioni agricole ciascuna che vuole essere rassicurata sul proprio futuro”.
Futuro che, secondo il Presidente Copagri, non passa dai Piani di Sviluppo Rurale: “Se fossero utili per i territori, oggi non avremmo paesi e terre in abbandono. Oggi le imprese agricole grandi, cioè quelle con minimo 100 ettari di SAU, superficie agricola utile, devono regolarsi secondo i principi delle imprese industriali: massima efficienza economica e tecnica; diversificazione di processo e prodotto; conduzione secondo i principi dell’economia aziendale. Ma le altre? Non raggiungono 15 ettari di SAU e sono fortemente legate ad un territorio che continua ad essere abbandonato in una sorta di emigrazione vecchio stile”.
Cosa fare di concreto? “Considerato che in agricoltura il prezzo non lo fa il produttore soprattutto in una situazione di mercato globale, le rimostranze per il giusto prezzo alla produzione non avranno mai effetto. Quindi, o si chiude o si produce in un’ottica di autarchia familiare o si lavora per rivalorizzare quello che si ha intorno”.
Ed è proprio quest’ultima strada che, secondo Colasanti, può dare risultato positivo: “E’ la via più idonea soprattutto per la realtà italiana fatta di paesi, rocche e dialetti; realtà diverse ognuna custode di una storia antica. Uno strumento ad hoc, per questa idea, esiste già sotto forma di Cooperativa di Comunità, cioè cooperazione sociale, secondo quanto previsto dalla legge 8 novembre 1991 n. 381. Questo modello di cooperazione coinvolge tutti gli attori di un territorio in difficoltà ed è in grado di integrare ogni servizio che le amministrazioni pubbliche non riescono a fornire in modo idoneo. Ecco quindi che l’impresa agricola può essere coinvolta nella gestione salvaguardia del territorio e quale socio lavoratore ha la possibilità di integrare il proprio reddito agricolo”.
Come realizzare tutto ciò? “E’ possibile farlo – spiega ancora il Presidente Copagri Lazio – solo se se c’è aggregazione e integrazione, dunque cooperazione tra soggetti diversi dello stesso territorio, provenienti sia dal pubblico che dal privato. Queste iniziative, in ogni caso, non possono essere lasciate solo all’incombenza dell’imprenditore agricolo ma devono essere coinvolte la componente politica, quella associativa e quella sindacale che gravitano nel settore primario”.repliche orologi